ELETTI QUATTRO NUOVI DIRETTORI ALL’INFN
Nel corso della riunione del 26 marzo del Consiglio Direttivo dell’INFN si sono svolte le votazioni per l’elezione di quattro nuovi direttori, che entreranno in carica nei prossimi mesi alla scadenza del mandato degli attuali direttori. Il primo ad assumere il ruolo, dal 1° aprile, sarà Marco Durante, eletto direttore del TIFPA (Trento Institute for Fundamental Physics and Application), il centro nazionale dell’INFN, istituito nel gennaio 2013 in collaborazione con l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e l’Azienda Sanitaria per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento. Gli altri neo-eletti sono Oscar Adriani alla direzione della Sezione INFN di Firenze, Anna Di Ciaccio per la Sezione INFN di Roma Tor Vergata e Antonio Insolia per la Sezione di Catania.
Oscar Adriani è professore ordinario presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli Studi di Firenze, con incarico di ricerca presso l'INFN. Dopo la laurea e il dottorato in Fisica su misure eseguite dall’esperimento L3 all’acceleratore LEP del CERN di Ginevra, nel 1997 entra come ricercatore all’Università di Firenze e assume la responsabilità della gestione del laboratorio dedicato allo sviluppo di elettronica analogica e digitale per rivelatori di particelle finalizzati a misure di raggi cosmici. Ha lavorato all’esperimento su satellite PAMELA, messo in orbita nel 2006 e tuttora in fase presa dati, per il quale è stato responsabile dello sviluppo e della realizzazione del sistema tracciante del rivelatore. Nel 2004 ha proposto l’installazione sull'acceleratore LHC del CERN di Ginevra dell'esperimento LHCf, dedicato allo studio delle interazioni protone-protone a piccolissimo angolo. Negli ultimi anni la sua attività è prevalentemente dedicata allo sviluppo di calorimetri omogenei per esperimenti di raggi cosmici di alta energia nello spazio.
Anna Di Ciaccio è professore di Fisica Generale al Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma Tor Vergata e ricercatore associato all’INFN. Dopo la laura in Fisica conseguita nel 1980 all’Università La Sapienza, lavora all’estero in importanti centri di ricerca internazionali, negli Stati Uniti al Brookhaven National Laboratory, all’Università di Harvard, all’Oak-Ridge Laboratory e al CERN di Ginevra. Al CERN ha partecipato a numerosi esperimenti sugli acceleratori, tra cui l’esperimento UA1 che valse il Nobel all’allora coordinatore Carlo Rubbia per la scoperta dei bosoni W e Z. Dal 1992 è entrata a far parte della collaborazione dell’esperimento ATLAS a LHC, uno dei due esperimenti che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs, ed è il rappresentate per l’Italia della collaborazione ATLAS al CERN.
Marco Durante è dal 2007 direttore del Dipartimento di Biofisica al GSI Helmhotz Center di Darmstadt in Germania, è professore alla Technische Universitaet Darmstadt, e professore aggregato alla Università Federico II di Napoli, alla Temple University di Philadelphia (USA) e al Gunma College of Medicine in Giappone. Ha rivolto il suo impegno nell'attività di ricerca al settore della biofisica degli ioni pesanti con applicazioni alla terapia oncologica e alla radioprotezione nello spazio. È riconosciuto come leader mondiale nel campo della radiobiologia delle particelle cariche e della fisica medica nell'ambito della terapia con ioni, con oltre 250 pubblicazioni nel campo e un brevetto europeo. Ha lavorato negli Stati Uniti al Lawrence National Laboratory, al Johnson Space Center della Nasa, al Brookhaven National Laboratory e in Giappone al National Institute for Radiological Sciences. Ha coordinato numerosi progetti di ricerca internazionali e ricevuto numerosi premi per la sua innovativa attività di ricerca, fra cui recentemente il premio IBA-Europhysics per la fisica nucleare applicata della European Physics Society (EPS), il Bacq & Alexander award della Società Europea di Ricerca sulle Radiazioni (ERRS) e il Warren Sinclair Award della US National Council for Radiological Protection (NCRP). Attualmente è presidente della International Association for Radiation Research (IARR).
Antonio Insolia professore di Fisica Sperimentale all’Università di Catania e ricercatore associato all’INFN. Fin dalla sua laurea in fisica all’Università di Catania, è sempre stato impegnato in progetti di ricerca dell’INFN nell'ambito della fisica nucleare. Ha lavorato presso centri di ricerca di livello internazionali, negli Stati Uniti alla Berkeley University, al Brookhaven National Laboratory, e in Europa a Saclay e Grenoble. Dal 1999 fa parte della collaborazione Pierre Auger, impegnata nello studio dei raggi cosmici con un esperimento nella pampa argentina, nell’ambito della quale si è occupato con specifiche responsabilità dello sviluppo del rivelatore a fluorescenza. Coordina inoltre il gruppo di ricerca dell’Università e della Sezione INFN di Catania impegnato nell’esperimento Auger.
Continue readingADDIO A SERGIO NATALI
Sergio Natali, professore all’Università di Bari e ricercatore dell’INFN, è morto il 23 marzo. Natali è stato un riferimento per la fisica italiana e numerosi ricercatori si sono formati sotto la sua guida. Dopo gli studi in fisica all’Università di Padova, Natali era giunto a Bari su invito di Michelangelo Merlin nei primi anni ’60. Ha lavorato per vari anni al CERN di Ginevra, dove è stato tra i protagonisti di un risultato di grande importanza per la fisica delle particelle: la scoperta delle correnti neutre. Inoltre, ha dato il suo rilevante contributo agli studi sul neutrino con le “storiche” camere a bolle Gargamelle e BEBC. E, sempre al CERN, ha partecipato anche alla costruzione dei rivelatori ALEPH e CMS, quest’ultimo uno dei due esperimenti cui si deve la scoperta del bosone di Higgs nel 2012. La sua instancabile e appassionata attività di ricerca è proseguita anche dopo il suo pensionamento: negli ultimi anni, infatti, Natali si è dedicato allo sviluppo delle reti digitali e del networking e ha anche ideato, progettato e realizzato la rete accademica metropolitana (RAM), che collega mediante fibra ottica tutti i plessi universitari del territorio barese: l'originalità e il successo della sua realizzazione hanno raccolto ampi riconoscimenti a livello nazionale e costituito la base dello sviluppo tecnologico delle reti di Ricerca del Sud d’Italia.
3DSPIN: ERC Consolidator Grant all’università di Pavia e all’INFN

#RestartLHC

LHC AI BLOCCHI DI PARTENZA
Dopo una pausa di due anni, durante la quale sono stati eseguiti lavori per migliorarne le prestazioni, LHC, il superacceleratore di particelle del CERN di Ginevra, è pronto a riprendere le sue ricerche. Ancora più potente, raggiungerà energie mai esplorate prima dai fisici in laboratorio. Una conquista della fisica e della tecnologia, cui l’Italia con l’INFN ha portato un contributo importante.
È prevista entro la fine di marzo la ripartenza del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle del CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) di Ginevra. La macchina era stata spenta circa due anni fa, il 14 febbraio 2013, quando si era concluso il Run 1 (cioè il primo periodo di attività), per consentire i lavori che hanno portato a incrementare le sue prestazioni. LHC ora opererà a energia quasi doppia rispetto alla precedente: raggiungerà, infatti, i 6,5 TeV per fascio e, quindi, i 13 TeV nel punto di collisione tra le particelle. Il dettaglio degli interventi che sono stati eseguiti sulla macchina e sugli esperimenti e quello che ci aspettiamo ora come risultati scientifici sono stati illustrati oggi al CERN. Il secondo periodo di attività, il Run 2, inizierà a fine mese, quando saranno fatti circolare nell’anello dell’acceleratore lungo 27 km i primi fasci di protoni. Mentre le prime collisioni tra particelle sono attese tra la fine di maggio e l’inizio di giugno: LHC comincerà così a “fare fisica”, esplorando regioni di energia mai raggiunte prima in laboratorio. Questo consentirà ai fisici di verificare teorie che prima non era possibile mettere alla prova, di cercare segnali di nuove particelle e di nuova fisica, cioè di una fisica che vada al di là del Modello Standard, la teoria che oggi rappresenta la nostra migliore descrizione della natura, delle particelle elementari e delle loro interazioni. “Con la ripartenza di LHC migliorato nelle prestazioni si apre una nuova era per la fisica delle particelle. Dopo la scoperta del bosone di Higgs, ora non sappiamo che cosa ci attende: se le nuove scoperte sono dietro l’angolo oppure se le nostre ricerche si dovranno spingere molto oltre. Sicuramente sarà l’occasione di mettere alla prova molte delle nostre ipotesi: dalla materia oscura, alla supersimmetria, alle extradimensioni”, commenta Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’ente che coordina il contributo del nostro Paese all’impresa di LHC. “La ripartenza del ‘nuovo’ LHC rappresenta una conquista della scienza e della tecnologia, in cui l’Italia ha un ruolo di primo piano, grazie all’eccellenza dei nostri ricercatori e delle nostre industrie”, conclude Ferroni.
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La scoperta di otto galassie nane apre nuovi scenari sulla materia oscura
Due team indipendenti di ricercatori della collaborazione Dark Energy Survey (DES), al Fermi National Laboratory (Fermilab) negli USA e all'Università di Cambridge, hanno annunciato la scoperta di otto nuove candidate galassie nane sferoidali, piccoli corpi celesti che orbitano attorno a galassie più grandi, come la nostra Via Lattea. La scoperta apre prospettive nuove ed estremamente promettenti anche per lo studio della materia oscura, la cui natura è ancora oggi sconosciuta. Le galassie nane, ad oggi le più piccole galassie conosciute, potrebbero rappresentare la chiave per comprendere la materia oscura e il processo con cui si formano galassie di dimensioni maggiori. Si ritiene difatti che le galassie nane siano composte da una quantità di materia oscura molto maggiore rispetto al loro contenuto di materia stellare, visibile. Inoltre, gli scienziati si aspettano che la presenza considerevole di materia oscura, composta da particelle che annichilano nell’urto le une con le altre, sia associata a una intensa emissione di raggi gamma, di fotoni, generati nei processi di annichilazione. Non ospitando altre fonti di raggi gamma, le galassie nane sarebbero quindi laboratori ideali per la ricerca di segnali di materia oscura. “È un giorno speciale per i ‘cacciatori’ dell’elusiva e misteriosa materia oscura. Un’eventuale rivelazione di raggi gamma emessi da queste galassie nane costituirebbe un’evidenza convincente della presenza di processi di annichilazione in atto al loro interno, e una chiara evidenza di segnali di materia oscura”, spiega Ronaldo Bellazzini, ricercatore INFN e responsabile nazionale della collaborazione Fermi-LAT (Large Area Telescope), il telescopio spaziale per raggi gamma, in orbita dal 2008. “Appare quindi molto significativo che contestualmente alla scoperta delle otto nuove candidate nel primo anno di dati di DES - continua Bellazzini - la collaborazione Fermi-LAT abbia reso pubblici oggi due lavori distinti sulla ricerca di emissione gamma da galassie nane sferoidali: un'analisi combinata di quindici oggetti noti in precedenza e una focalizzata sugli otto appena scoperti. Entrambe utilizzano sei anni di dati del rivelatore LAT del satellite Fermi. Anche se non vi è evidenza di emissione gamma da nessuno di questi oggetti, i limiti sui processi di annichilazione che ne derivano sono oggi più stringenti”. DES è un programma di ricerca quinquennale che ha come obiettivo primario lo studio di indizi sulla natura dell'energia oscura, che costituisce circa il 70% dell’universo e che potrebbe spiegarne l’accelerazione. L’interesse per questo risultato, che pone nuovi limiti alla materia oscura (circa il 25% dell’universo) va quindi oltre gli obiettivi di ricerca cosmologica dell’esperimento. I risultati che hanno portato a questa scoperta sono il prodotto del primo anno di attività. Le galassie nane che DES scoprirà da qui al prossimo futuro saranno fondamentali per la ricerca di materia oscura e per la verifica dei modelli che oggi ne descrivono la natura.
IL DIRETTORE DEL GSSI NOMINATO TRA GLI ESPERTI DEL CEPR
Eugenio Coccia, direttore del Gran Sasso Science Institute - GSSI, la scuola di dottorato internazionale e centro di alta formazione dell’INFN, e professore di Fisica a Roma Tor Vergata, è stato nominato dalla Presidenza del Consiglio membro del Comitato di Esperti per la Politica della Ricerca (CEPR).
Il CEPR è un organo consultivo presieduto dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È composto da nove membri esperti nominati, su proposta dello stesso Ministro, con decreto del Presidente del Consiglio. Il Comitato svolge attività di consulenza e di studio su problemi riguardanti la politica e lo stato della ricerca italiana. Avanza proposte che possano essere rilevanti ai fini della promozione e della valorizzazione della ricerca con riferimento sia a interventi strutturali, sia alla definizione di linee programmatiche strategiche e innovative. Il Comitato concorre inoltre alla determinazione dei criteri e dei parametri di supporto alla verifica dell’efficienza della ricerca. Queste attività sono finalizzate a individuare e suggerire le azioni più idonee per promuovere l’eccellenza nella ricerca italiana, anche al fine di renderla più competitiva nel contesto europeo e internazionale.
Biografia
Eugenio Coccia è Professore Ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Roma “Tor Vergata” e Direttore della scuola internazionale di dottorato “Gran Sasso Science Institute” dell’INFN.
Laureatosi alla Sapienza nel 1980 nel gruppo di Edoardo Amaldi, è stato Fellow al CERN di Ginevra, dove ha sviluppato i rivelatori criogenici di onde gravitazionali. Ha poi diretto gli esperimenti di ricerca delle onde gravitazionali Explorer al CERN e Nautilus ai Laboratori INFN di Frascati e partecipa all’esperimento Virgo a Pisa.
È stato Direttore dei Laboratori INFN del Gran Sasso, Presidente della Commissione Scientifica INFN sulle Astroparticelle e Presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione. È attualmente Presidente del Comitato Internazionale delle Onde Gravitazionali e Consigliere della Società Italiana di Fisica (SIF).
Nel 2012 ha vinto il Premio “Giuseppe Occhialini” dell’Institute of Physics del Regno Unito e della SIF. Nel 2011 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.
NEUTEL 2015, RIFLETTORI PUNTATI SUI NEUTRINI
Si è aperta lunedì 2 marzo, con una lectio del premio Nobel Carlo Rubbia, che ha proposto un innovativo acceleratore di particelle, il “muon collider”, la XVI° edizione dell’incontro biennale International Workshop on Neutrino Telescopes. La conferenza è organizzata dalla Sezione INFN di Padova, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Padova ed è ospitata a Venezia dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti. Dal 1988, anno in cui Milla Baldo Ceolin l’ha concepita e ne ha lanciato la prima edizione, questa iniziativa scientifica è cresciuta negli anni e oggi rappresenta il più prestigioso evento nel campo della fisica del neutrino, capace di radunare i maggiori esperti a livello mondiale.
L’edizione di quest’anno sarà seguita da più di cento fisici, la maggior parte proveniente dall’estero, e delineerà lo stato dell’arte della fisica dei neutrini, un settore di ricerca molto promettente, dal quale infatti ci aspettiamo importanti progressi nella conoscenza del nostro universo.
Nell’ambito degli argomenti trattati, un ruolo di rilievo verrà riservato, come da tradizione, ai telescopi per neutrini: dall’esperimento IceCube al Polo Sud, che ha per primo rivelato neutrini di altissima energia di origine galattica o extra-galattica, al progetto Km3NeT, una iniziativa europea promossa dall’INFN per un osservatorio sottomarino nel Mar Mediterraneo al largo di Capo Passero, di cui negli scorsi mesi è stata portata a termine con successo l’installazione delle prime strutture a 3500 metri di profondità.
Inoltre, il direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, Stefano Ragazzi, passerà in rassegna i progetti del più grande laboratorio sotterraneo al mondo dedicato alle ricerche di fisica astroparticellare: dai rivelatori di neutrini solari a quelli sui decadimenti “doppio beta” dedicati allo studio di processi rarissimi, alle ricerche di materia oscura. Saranno anche discussi i grandi progetti futuri per lo studio del fenomeno di oscillazione dei neutrini, come Juno (Jiangmen Underground Neutrino Observatory) in Cina, LBNF (Long Baseline Neutrino Facility) negli Stati Uniti e Hyper-Kamiokande in Giappone. Una particolare attenzione è stata dedicata alle iniziative dei giovani fisici: la conferenza ha riservato ampio spazio alla sessione dei poster, con 26 partecipanti, che avranno l’occasione di confrontarsi sulle questioni più attuali con i ricercatori “senior” che partecipano al workshop. L’evento si concluderà venerdì 6, con un ampio sguardo sulle prospettive future di queste ricerche.
Il sito della conferenza (https://agenda.infn.it/conferenceDisplay.py?confId=8620)
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